DAL CERMIS A PORCIA, CIVILI UCCISI DA MILITARI USA

3 FEBBRAIO 1998, siamo in Val di Fiemme, una località delle Dolomiti in provincia di Trento. Un jet da guerra statunitense si è da poco sollevato in volo dalla base militare di Aviano. A bordo ci sono il pilota Richard Ashby, il navigatore Joseph Schweitzer e due addetti ai sistema di guerra elettronica. Il velivolo sfreccia all’altissima velocità di 500 miglia l’ora e non lo fa all’altezza di 1500 metri, come solitamente gli aerei militari hanno autorizzazione a fare, e non lo fa neanche all’altezza dei 650 metri, come per alcuni casi particolari in cui viene loro consentito, ma lo fa ben al di sotto di ogni altezza permessa. Alcuni testimoni diranno di averlo visto sorvolare il lago sul pelo delle acque e di procedere come se volesse passare nel pertugio, di circa 40 metri, tra i cavi della funivia. Venti persone di diversa nazionalità si trovano in una cabina della funivia, i cavi vengono tranciati dall’aereo e la cabina si schianta al suolo dopo un salto nel vuoto di 150 metri. Tutti morti. Verrà ricordata come la tragedia del Cermis. Il jet rientra alla base, ma la magistratura di Trento interviene prontamente e fa partite un’inchiesta. Il generale Michael DeLong del corpo dei marines arriva ad affermare che l’incidente è dovuto ad un errore dell’equipaggio che volava in modo aggressivo superando la velocità massima e ben al di sotto della quota consentita. Un anno dopo, a Camp Lejeune, in North Carolina, un giudice militare statunitense assolve gli imputati, assolve il pilota Ashby e il navigatore Schweitzer, perché in fondo il volo era autorizzato, la funivia non era segnata sulle carte e l’altimetro funzionava male. Il tutto nonostante, gli stessi imputati, vengano poi dichiarati colpevoli di intralcio alla giustizia per aver distrutto (chissà perché…) un nastro video registrato durante quel volo.

Una domanda rimane: perché, pur indagati da un tribunale italiano per un crimine commesso su suolo italiano a danno di civili, i soldati americani non sono stati giudicati in Italia, ma in un processo militare svoltosi negli USA? Perché ci sono degli accordi internazionali da rispettare: in particolare la convenzione di Londra del 1951 sulla giurisdizione dei militari NATO in Europa (http://old.asgi.it/public/parser_download/save/legge.n.1355.del.1955.pdf).

Photo by Tim Mossholder on Unsplash

Tuttavia questi accordi lascerebbero la possibilità agli Stati ospitanti di opporsi alla volontà dello stato “Stato d’invio”, ma si può ormai parlare di prassi consueta il lasciare che i processi avvengano nello Stato di appartenenza degli imputati. Nel corso degli anni altri eventi simili, pur se meno eclatanti e noti, si sono susseguiti, ma l’attenzione si catapulta ai giorni nostri, perché è balzata agli onori della cronaca la vicenda della soldatessa americana che, ubriaca al volante, ha investito e ucciso un quindicenne a Porcia in provincia di Pordenone pochi giorni fa. Per ora ci sembra che anche in questa vicenda si stia per attuare stessa prassi con la ventenne militare statunitense, pur non essendo in servizio durante l’accaduto.

Questo è quanto, i commenti li lasciamo a voi…

La disciplina delle basi militari NATO e USA in territorio italiano: https://leg16.camera.it/561?appro=327

Parte del documento della commissione d’inchiesta parlamentare sulla tragedia del Cermis del 30 gennaio 2001: https://documenti.camera.it/_dati/leg13/lavori/bollet/200101/0130/html/52/pdf001.pdf

Altra fonte: “Blu notte” Rai radiotelevione italiana S.p.a.

By SACANDRO

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