TAGLIO DEI PARLAMENTARI! CHISSA’…?!

A quanto pare ci siamo! Se ne parla da tempo e sembra arrivato il momento. Il prossimo 8 ottobre dovrebbe essere approvata la legge costituzionale sul taglio dei parlamentari. Per ora è solo una proposta di legge, ma la discussione generale a Montecitorio avverrà il 7 ottobre e per il giorno successivo è già previsto il voto. Da quanto ci è dato capire, questa legge, da sempre cavallo di battaglia del Movimento a 5 Stelle, porterà il numero dei deputati a 400 e quello dei senatori a 200, con un taglio complessivo di 345 unità. Appena appresa la notizia, Di Maio, in un video da New York, ha affermato: “tagliamo 345 poltrone, recuperiamo 500 milioni di euro, possiamo comprare 13 mila ambulanze, possiamo costruire 133 scuole, possiamo fare grandi cose…”. (Lasciamo a voi un po’ di divertimento nel fare i conti per vedere quanto costa una, non meglio identificata, scuola o un ambulanza per il ministro). A sentir l’Osservatorio sui conti pubblici, le cifre risparmiate non sarebbero proprio le stesse annunciate da Di Maio, neanche se volessimo considerare quei 500 milioni relativi ai 5 anni di una legislatura completa (100 milioni annui). Secondo l’Osservatorio il risparmio sarebbe di 57 milioni annui (qualche scuola e qualche ambulanza in meno), che a primo impatto sembra sempre una bella somma, anche se in realtà corrisponderebbe allo 0,007% della spesa pubblica. Al di là delle ipotesi di impatto economico in merito, un po’ di risparmio all’Italia pensiamo non possa far male, tuttavia ci paiono molto interessanti altri due aspetti legati a questa legge. Di seguito cerchiamo quindi di sviluppare dei ragionamenti con i dati che abbiamo.

Il primo aspetto riguarda l’inevitabile diminuzione della rappresentanza popolare. Per quanto riguarda il senato alcune regione, in linea di massima quelle meno popolate, avranno una rappresentanza davvero esigua, che potrebbe risultare poco percettibile in termini di azione politica. Inoltre, in queste regioni si rischia una rappresentanza legata solo al partito maggiore, alla faccia del pluralismo.

Per quanto riguarda la Camera, il numero dei collegi elettivi sarà minore, il che vorrebbe dire che all’interno dello stesso collegio, le zone geografiche con più bassa densità di popolazione rischiano ancor più di non riuscire ad eleggere nessun rappresentante proveniente dal proprio territorio.

Il secondo aspetto riguarda la legge elettorale. Attualmente vige una legge elettorale con sistema misto, maggioritario e proporzionale, con collegi uninominali e plurinominali. Con la legge del taglio dei parlamentari la legge elettorale va cambiata, ma l’accordo fra le forze politiche ancora non c’è. Non sarebbe stato più saggio presentare la riforma nella sua completezza una volta pronta?

Entrato in vigore il taglio, esso diventa attuativo al primo scioglimento delle camere. Saranno riusciti a varare la nuova legge elettorale per allora?

Nel frattempo il leghista Roberto Calderoli ha annunciato che depositerà un quesito referendario alla Corte di Cassazione per far esprimere gli italiani. Per chi di voi non lo ricorda, Roberto Calderoli è colui che presentò nel 2005 la legge elettorale nota proprio come legge Calderoli definendola, dopo pochi mesi dall’averla approvata, “una porcata”, tanto che ad oggi viene riconosciuta come “Porcellum”. Lo stesso che dopo averla formulata, alla sentenza della Corte Costituzionale che la dichiarò parzialmente incostituzionale, affermò: “Alla buon’ora, io l’ho detto il giorno dopo che andava cambiata.”

Tornando alla legge del taglio dei parlamentari troviamo alcuni aspetti positivi, ma anche delle criticità importanti. Un intervento in questo ambito andava fatto, se non altro per il sentire comune del popolo, ma la domanda che ci facciamo è se fosse stato possibile fare una proposta diversa. Un’alternativa poteva essere quella di arrivare ad almeno una parte di risparmio diminuendo sensibilmente non il numero dei parlamentari, ma lo stipendio (e i privilegi), che comunque sarebbe rimasto più che accettabile. Il tutto avrebbe garantito la rappresentanza democratica e avrebbe forse avvicinato un po’ di più la politica istituzionale alle condizioni del popolo. Ricordiamo che tempo fa, “alcuni” proposero una riduzione importante dei parlamentari ipotizzando l’abolizione del senato. In questo caso si sarebbe rischiato di perdere una garanzia istituzionale di democrazia, ma sarebbe rimasto invariato un assetto pluralista e una rappresentanza più capillare. Quali fra queste poteva essere la riforma più giusta non possiamo dirlo, quindi lasciamo ognuno di voi alle proprie riflessioni.

Chissà…?!

by SACANDRO

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