Lo scorso 1 agosto 2019, la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via al decreto di reparto di 400 milioni di euro in tre anni, che attraverso il potenziamento dell’infrastruttura tecnologica e digitale dei CUP (centro unico di prenotazione), dovrebbero consentire la riduzione dei tempi di attesa per l’erogazione delle prestazioni sanitarie. La Conferenza ha inoltre approvato nuove linee di indirizzo riguardanti l’accesso al pronto soccorso e la trasparenza del prezzo dei farmaci.
Giovedì 19 settembre 2019, sul sito della Regione Marche, compare una notizia importante con un titolo ad effetto: “Azzeramento liste di attesa” e con le dichiarazioni del Presidente della Regione Ceriscioli: “Per quanto riguarda le brevi e le differite, che sono le due tipologie principali di prestazione, siamo a oltre il 98% di soddisfazione, una percentuale altissima.”
Nello stesso comunicato si legge che dal 1 giugno al 31 agosto le prestazioni erogate per i codici B e D sono state 78.072, cioè 9.490 in più rispetto allo stesso periodo del 2018. La classe di priorità di una prestazione è divisa in codici: il codice U prevede che la prestazione venga erogata entro 72 ore, quello B entro 10 giorni, quello D entro 30/60 giorni e quello P non oltre i 180 giorni.
Eppure qualcosa non ci convince…

Dal 2015 la regione ha ampliato i canali di accesso alle prenotazioni rendendoli sicuramente più veloci, ma come può aver ridotto così drasticamente le liste di attesa? Alcuni recenti provvedimenti, come l’introduzione del “malus”, che prevede il pagamento della prestazione anche nel caso l’utente non si presenti, qualora non abbia provveduto a disdire l’appuntamento, stanno portando la popolazione ad una maggiore responsabilità, ma difficilmente può essere questo ad aver determinato un così incisivo abbattimento delle liste di attesa. Molto più interessante invece è l’istituzione delle “liste di garanzia” per richieste con codice B, che andremo a spiegare più tardi.
Presi dallo scetticismo e con la voglia di far fronte ai nostri dubbi, proviamo a prenotare un esame (che uno di noi dovrà comunque eseguire) e armati di impegnativa alla mano, prima ci rechiamo ad uno sportello ospedaliero, poi telefoniamo al CUP. La telefonata, ovviamente a nostro carico, non è di quelle che ti allungano la vita, visto che dobbiamo rimanere in attesa 20 minuti prima di riuscire a parlare con un operatore, ma finalmente una voce non registrata ci interpella. Chiediamo di poter prenotare una colonscopia e quando ci viene chiesto qual’è la nostra sede ospedaliera di preferenza, rispondiamo: “Macerata”. L’operatore ci dice che non ci sono posti e che attualmente non si possono prenotare colonscopie a Macerata, neanche inserendo priorità. Chiediamo quindi di poter eseguire l’esame in altra sede e ci dicono che in priorità breve non c’è alcuna disponibilità in tutte le Marche, ma che il primo posto libero è il 15 gennaio 2021 presso l’ospedale S. Salvatore di Pesaro, oppure il 23 febbraio 2021 presso l’ospedale Santa Croce di Fano e così via in date sempre più lontane.

Presi dallo sconforto, mentre in testa quella frase “azzeramento liste di attesa” picchia come uno scalpello, decidiamo di giocarci la carta “liste di garanzia”. Prima di andare avanti con il nostro racconto dobbiamo però spiegare brevemente di cosa si tratta: la lista di garanzia è un apposita lista creata per chi ha una richiesta con codice priorità B, cioè una richiesta di prestazione che va soddisfatta per legge entro 10 giorni. In questo caso, rientrando nella lista di garanzia, si ha la certezza di essere richiamati nei tempi previsti dalla legge.
Ora proseguiamo la nostra narrazione dei fatti.
Chiediamo all’operatore se avendo un’impegnativa con codice B possiamo rientrare nella lista di garanzia e lui risponde di si. In tal caso si può essere chiamati in una struttura pubblica o privata convenzionata, perché per “loro” sono uguali. Quello che ci viene detto non è questione da poco, perché se da un lato l’utente riesce ad avere la prestazione di cui necessità, dall’altro affiora forse una triste verità… Abbiamo osservato la slide presente sempre nel sito della regione Marche e abbiamo notato che i posti disponibili nel periodo 1 giugno – 31 agosto per le strutture private convenzionate sono aumentati, dai 15946 del 2018 ai 24081 del 2019.
Possiamo, in base a ciò che appare, dipingere questo ipotetico (ma probabilmente reale) quadro:

- La regione Marche riesce a far fronte alle richieste dell’utenza, almeno per quelle in codice B, solo grazie al settore privato convenzionato, che sarebbe come dire: finanzia il privato per far fronte alle mancanze del sistema pubblico che man mano si sta destrutturando.
- Le liste di attesa, per molti tipi di prestazione senza classe di priorità breve, rimangono molto lunghe, tanto da portare l’utenza, che cerca risposte in tempi quantomeno ragionevoli, a rivolgersi alle strutture private, anche non convenzionate, che si stanno moltiplicando sul territorio. In questo caso, rifiutando l’appuntamento proposto dal CUP, gli utenti non risultano come richiedenti insoddisfatti nella lista di attesa.
- L’utenza che ritiene di non poter aspettare tempi così lunghi per fare gli esami o le visite di cui necessita, cerca e trova altre strade “improprie” per l’accesso, come il passaggio tramite pronto soccorso o il superamento delle liste tramite rapporto diretto con gli operatori sanitari. Anche in questo caso gli utenti non risultano come richiedenti insoddisfatti nelle liste di attesa. Verificare quest’ultima condizione non risulterebbe difficile, perché basterebbe confrontare il numero delle prestazioni prenotate dal CUP con quelle effettivamente eseguite dal servizio, reparto o ambulatorio di competenza. Nel caso in cui le seconde risultino cospicuamente maggiori delle prime vorrebbe dire che ci sono prestazioni effettuate, senza che gli utenti siano parte delle liste di attesa. Così fosse (…e così crediamo che sia), starebbe a significare che il sistema rischia di prediligere non il più bisognoso, ma il più “astuto”.
by SACANDRO
Grazie !Un’analisi chiara e sconfortante.
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