ORBAN, QUESTA VOLTA TI E’ ANDATA MALE

Ungheria, dicembre 2018. A Budapest migliaia di persone protestano in piazza e per le strade della capitale contro una proposta di legge fortemente voluta da Viktor Orban, Primo Ministro ungherese. Il governo usa la mano pesante con i manifestanti fino a ricevere perfino la condanna di Amnesty International. Nonostante le proteste popolari, la proposta diventa legge. Essa permette al datore di lavoro di obbligare il proprio dipendente a svolgere fino a 400 ore annue di straordinario senza poterne rivendicare il compenso prima di tre anni. Noi siamo stati rimandati in matematica, ma scusate, questo non vuol dire che un lavoratore non può rifiutarsi di svolgere 1200 ore di straordinario in tre anni pur non vedendo un soldo in busta paga? I sindacati dei lavoratori ricorrono alla Corte Costituzionale ungherese.

Photo by Gabriel Miklós on Unsplash

Ungheria, maggio 2021. Finalmente la Corte Costituzionale giunge ad una sentenza definitiva imponendo al governo Orban di abrogare la legge entro luglio. Siamo ovviamente contenti per i nostri amici lavoratori ungheresi. Riteniamo che la situazione in toto sia un evidente segno della politica fallimentare di Orban. Le legge era un espediente per far fronte alle necessità della classe imprenditoriale che soffriva e soffre la carenza di forza di lavoro. A nostro giudizio sono due i fattori che causano il problema:

1) L’emigrazione di migliaia di ungheresi verso altri paesi dove le condizioni di lavoro risultino migliori. 2) Il blocco totale dell’immigrazione. Ci pare chiaro che le posizioni di destra ultra-nazionalista di Orban costituiscono il problema e non la soluzione. Speriamo che alle elezioni del prossimo anno in Ungheria non siano i poteri forti a vincere e Orban sia relegato, con le sue tesi, ad un ruolo marginale e ininfluente.

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