VINICIO ARTECONI A MEDICINA ARMA DI POTERE

il

Il 22 dicembre scorso si è svolta, nella splendida cornice del Teatro S.Giovanni Bosco di Fabriano, l’iniziativa “Medicina Arma di Potere”, con la presentazione del libro omonimo scritto dal Prof. Paolo Sossai, organizzata dalla nostra associazione. Dopo le relazioni di Paolo Sossai e Sandro Carucci, presidente Itidealia, sulle tematiche affrontate nel libro e sullo stato di salute dei nostri sistemi sanitari regionali, si è aperto un vivace dibattito pubblico. In questo articolo riportiamo un estratto dell’intervento del noto medico fabrianese Vinicio Arteconi in merito ad alcune problematiche territoriali.

Medicina arma di potere, ma se la medicina è un’arma, questo potere chi lo adopera? Abbiamo parlato dell’articolo 32 della costituzione, ma va detto che con l’autonomia differenziata avremo sicuramente una sanità di serie A, una di serie B e una di serie C a seconda delle disponibilità economiche delle regioni. Potremmo non aver garantiti i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e probabilmente anche i LAP (Livelli Appropriati di Prestazione), oltre a ciò che riguarda la scuola, i trasporti e tutti quei servizi che sono indispensabili per la salute e per una vita dignitosa… Perché non basta avere un’ottima sanità se poi non c’è il lavoro, la scuola, gli asili nido e gli altri servizi che più in generale aiutano lo sviluppo economico. E adesso arrivo al problema locale, dove c’è chi parla di sviluppo economico dell’area appenninica, ma se questa area appenninica non ha i servizi, chi ci viene a lavorare? Chi ha famiglia può dire: vado a lavorare lì…, ma c’è la pediatria? No, è stata chiusa! Ma c’è il punto nascita? No è stato chiuso! Ma io ho un insufficienza renale grave, la dialisi è assicurata o c’è il rischio che il servizio venga ridotto e reso inefficiente?

In sanità bisogna investire nel pubblico e i suoi servizi, perché i privati non si prendono la briga di gestire una sala parto, una rianimazione o una dialisi. È per questo che dico che la sanità deve essere una, unica e statale. Non regionale, ma statale e che garantisca a tutti gli stessi livelli di prestazione. I soldi del pubblico devono andare al pubblico. I privati devono subentrare solo quando, e dove, il pubblico non ce la fa, e non il contrario. Non si deve stabilire prima quante risorse vanno al privato e quante al pubblico. Con i soldi pubblici bisogna prima garantire i servizi pubblici.

Bisogna, inoltre, superare il tetto del 2004 per l’assunzione del personale. Siamo fra gli ultimi Stati in Europa ad investire sulla sanità, negli ultimi 14 anni è stata sotto finanziata la sanità pubblica per 30 miliardi di euro che corrisponderebbero al MES, e per il 2025 si prevede già una diminuzione dei fondi. Senza soldi la sanità non si fa. È per questo che dobbiamo cercare di sollevare le coscienze di tutti.

Si parla tanto di donne, ma siamo lontanissimi dalla medicina di genere e nel nostro territorio mancano perfino i servizi essenziali, tant’è vero che le donne vanno a partorire a Jesi o a Branca, fuori regione dove paghiamo in soldoni la mobilità passiva, e non solo, quando tornano a casa con i loro figli non trovano neanche più la pediatria. Dovremmo chiederci perché nella fascia appenninica e anche alpina e subalpina scarseggiano i medici di base. Non dobbiamo solo vedere quanti medici mancano, ma anche dove mancano. All’interno delle stesse regioni ci sono zone privilegiate e zone svantaggiate. In Italia mancano 250.000 infermieri, vediamo il perché e vediamo dove. Vedremo allora che le aree interne sono penalizzate da questa politica. E’ ora che le aree interne si sveglino, che si mettano insieme per fare quella massa critica capace di ottenere i servizi, in sanità e non solo. Camerino, Tolentino, Fabriano, Sassoferrato, Genga e anche al di là della regione. Mettersi insieme per rivendicare i nostri diritti!”

By Itidealia

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.