Stanno innaffiando il giardino, un padre, una madre e due dei loro bambini, mentre la più piccolina della famiglia, nata da poco, si trova a pochi passi da loro, in casa. Un fischio dal cielo interrompe la quiete e tutti corrono in casa. I bambini si nascondono nel corridoio. L’ultima ad entrare è la mamma, in quel momento cade un missile/bomba sulla casa e l’esplosione fa perdere conoscenza alla giovane donna, che riesce a destarsi poco dopo, ma il suo braccio sinistro è saltato via. Sente il figlio che piange da sottoterra e ha la forza di tirarlo fuori, poi si volta e vede il corpo della figlia diviso in due parti. Il corpo di una bambina di 11 anni, Katya, che 5 giorni prima aveva festeggiato il suo compleanno sotto i bombardamenti, dopo aver terminato l’anno scolastico con il massimo dei voti. La mamma corre a sincerarsi delle condizioni della figlia più piccolina, che si trova a terra, ferita, ma viva. Arriva il secondo colpo, e anche il papa’ perde la vita, fatto a pezzi dalla deflagrazione, mentre cercava di capire da dove venissero gli attacchi, forse con l’ idea di capire come poter sfuggire ad essi. Missili ucraini, lanciati il 26 maggio del 2015, durante un cessate il fuoco di quella guerra nel Donbass per lo più nascosta a noi, una settimana prima della sfilata del 1° giugno per la Giornata per la difesa dei Bambini, a cui Katya avrebbe dovuto partecipare.
Il nome di quella mamma è Anna Tuv, e quanto scritto sopra si estrapola dal suo racconto, che per qualcuno, ora, è solo propaganda russa. Non possiamo esser noi a dire quanto tutto ciò sia vero, ma di sicuro Anna, quel giorno ha perso una figlia, il marito e un braccio. La Tuv lanciò anche un appello a Poroshenko, allora Presidente dell’Ucraina successivamente ai fatti dell’Euromaidan che deposero il precedente Presidente democraticamente eletto, Yanukovich. Un appello in cui Anna, parla a nome dei territori colpiti, dicendo che non sono occupati da terroristi, ma abitati da persone che semplicemente non vogliono più stare con loro, con gli ucraini di quel governo che non riconoscono. Nell’appello chiede a Poroshenko di essere uomo, di smetterla di uccidere donne e bambini, di fermare i battaglioni punitivi che stuprano, uccidono e tormentano i civili.
Ok, abbiamo già accontentato il mainstream nostrano dicendo che potrebbe essere propaganda russa, no? Quindi possiamo andare avanti nel racconto. Inseriamo comunque il link di un nostro precedente articolo in riferimento ai crimini di guerra delle forze armate ucraine denunciati in un documento ufficiale OSCE: https://itidealia.com/2022/04/17/ucraina-e-crimini-di-guerra-quando-la-guerra-per-noi-non-cera/.
Anna Tuv, da quel giorno, inizia a raccontare gli orrori che sta subendo il popolo del Donbass portando la sua testimonianza in tutta Europa, denunciando le continue rappresaglie delle forze armate ucraine sui civili e il dramma della guerra in genere che è “l’inferno sulla terra”. Viene ascoltata nelle istituzioni europee e dalle Nazioni Unite. In Italia, il 18 gennaio 2019 alla Camera dei Deputati, viene ufficialmente presentata la candidatura di Anna Tuv al premio Nobel per la Pace, con il sostegno del parlamentare italiano Vito Comencini, componente della Commissione Affari Esteri alla Camera dei Deputati. Vorremmo sapere dov’erano tutti quei deputati e giornalisti italiani, che ora cadono dalle nuvole e minimizzano il recente passato nel Donbass, quel 18 gennaio del 2019. Mah, saranno stati occupati a non essere troppo filo-russi! Forse hanno dimenticato! Per quanto riguarda gli italiani invece non c’è problema, a loro basta semplicemente non far sapere ciò che non devono sapere.
By SACANDRO