IN EQUILIBRIO… SUI FILI DELLA COSCIENZA

In questo ultimo periodo sono state davvero poche le occasioni utili ad stimolare la mente al pensiero, a riflettere, a farci porre domande. Da una parte il pensiero unico imposto dalla campagna martellante del media streaming sulla Pandemia, l’inevitabile e conseguente distacco sociale, dall’altra la profonda crisi causata dal terremoto, poco tempo prima, hanno enormemente allargato le maglie di questa rete civile già parecchio sfilacciata in precedenza.
Per questo motivo la mostra di Paolo Gobbi e Adriano Crocenzi è una lezione di educazione civica che impone una riflessione su quale tipo di società intendiamo ricostruire. Le opere minimaliste portano il visitatore ad una riflessione profonda su come guardare il presente. Se farlo in modo superficiale e impersonale, oppure se non ci sia bisogno di una nuova presa di coscienza.

Paolo Gobbi illustra la mostra al teatro Feronia di San Severino Marche

Quali sono le infrastrutture necessarie, quelle materiali o quelle immateriali? Occorre riprogettare edifici o ricreare un rinnovato senso di comunità?
Forse è proprio la ricerca di risposte a queste domande che ci fa stare appesi come “funamboli al filo” della responsabilità, cercando di capire quale sia l’intreccio più equilibrato da cogliere fra scienza e coscienza. Concentrare riflessioni su cosa sia fondamentale per prevenire qualsiasi sciagura, stimolare il diritto alla cura prima che sia troppo tardi.
Riflettere su quale sia il modello sociale più stabile per evitare eccessive storture di ogni tipo, da quelle architettoniche a quelle sanitarie e sociali.

Momenti dell’apertura della Mostra che è aperta al pubblico fino al 12 settembre, e si tiene presso il palazzo della ragione sommaria e nella chiesa della Misericordia a San Severino Marche


In questo senso quelle opere offrono un metodo di lettura; poco importa se ci si debba risollevare da una Pandemia o da un Terremoto, questa riflessione vale in ogni dramma che subiamo da cui la vita impone di sollevarci, per tornare in equilibrio su quel filo sospeso sopra la follia (per dirla in termine rock) generata dalla paura.
Un equilibrio che è la coscienza creativa insita nell’essere umano.
Uno spunto sui passi da fare per restare, un metodo utile per iniziare qualsiasi riflessione, un approccio al fare da tenere sempre bene in mente.
Parliamo di una zona del centro Italia che vede la sovrapposizione di due sciagure a distanza di circa 4 anni l’una dall’altra. Un pezzo d’Italia, spesso dimenticato, ma nel contesto ricco ancora di parentesi identitarie e bellezze artistiche e architettoniche ancora in piedi, nonostante che la prima di “piaga”, quella del sisma 2016, abbia inflitto crepe profonde, rimarcate dalla Pandemia che oggi soffoca il respiro, e oscura il pensiero.

Un momento dell’apertura di “Come Funamboli sul Filo Sospesi”

Tuttavia a San Severino Marche, si riesce a respirare ancora un’atmosfera particolare, la caparbia tenacia di due donne alla guida del paese, ha contribuito ad alimentare la fiamma della creatività, con un vernissage di una mostra di opere d’arte azzeccate nel tempo e nello spazio. Osservare con l’animo aperto gli “Iconemi” di Paolo Gobbi significa aprirsi a scegliere di andare verso una inevitabile dematerializzazione oppure verso una nuova materializzazione. Questa direzione vale sia in chiave sociale che strutturale, richiama identità e pretende armonia.
Tutti i materiali usati per le opere rimandano al costruire, dai registri, ai lucidi da studio tecnico, passando per i raccoglitori dei faldoni d’archivio, è inevitabile il legame delle opere alla ricostruzione, anche se questa non può essere solo infrastrutturale, ma richiama sia l’aspetto sociale che quello intimo e mentale, soprattutto adesso. Le sculture di Adriano Crocenzi completano il percorso attraverso gli intrecci dei materiali, grovigli eleganti utili a districare i pensieri da questa dimensione quotidiana che troppo spesso appare surreale.

by Costy

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