Oggi torniamo su un argomento che ci sta molto a cuore: l’uso delle parole “abbandonate” e il loro utilizzo appropriato, che non può ovviamente prescindere dal loro significato. La lingua italiana è ricchissima di vocaboli, ma alcuni di essi vengono usati raramente e rischiano di perdersi nel tempo, cedendo il passo a neologismi e termini importanti da altri idiomi. Mantenere vive queste parole dovrebbe essere non solo un tributo alla nostra cultura letteraria, ma un piacere nel quale cullarsi e divertirsi, come ci insegna Giada Trebeschi con la sua “rubrica delle parole desuete e dintorni”.
Ciao Giada! Abbiamo scoperto la tua rubrica da pochi giorni e ci siamo letteralmente innamorati. Vorresti spiegare ai nostri lettori di cosa si tratta?
“La rubrica delle parole desuete e dintorni” è una rubrica che si occupa di parole non tutte “filologicamente” desuete, ma poco usate o di cui in pochi ormai conoscono il significato. Un lessico povero impoverisce anche il pensiero e dunque giocando in maniera ironica con questi brevi video che raccontano le parole cerco di contrastare la semplificazione linguistica e il pensiero mainstream.
Un bellissimo progetto. Come è nata questa idea?
L’idea è nata agli inizi del 2020 giocando con le mie figlie. Abitiamo in Germania e dunque le mie ragazze imparano l’italiano solo da me. Per far ricordare loro meglio alcune parole difficili gliele racconto in modo divertente e un giorno abbiamo cominciato a fare questi mini-video che poi postavo sul mio profilo personale. In poco tempo l’interesse di molti mi ha spinto ad aprire la pagina della rubrica (a maggio 2020), perché erano davvero in moltissimi a seguirmi. E infatti ora siamo più di 100.000 con mezzo milione di visualizzazioni la settimana.

Ti aspettavi un tale successo?
A dire la verità non pensavo avrebbe avuto questo seguito, però da scrittrice non posso che essere molto contenta che così in tanti si interessino alle parole e al linguaggio.
Ci capita spesso di incontrare bravi studenti o giovani laureati che pur conoscendo alcuni termini, rimangono incerti sul loro significato o non lo sanno affatto. Stiamo sbagliando qualcosa?
Sì, stiamo sbagliando a semplificare, ad agevolare, a edulcorare. I ragazzi hanno bisogno di essere stimolati, sfidati continuamente, devono affrontare anche testi difficili per imparare non solo le parole, ma anche le idee, la modalità, la retorica all’interno di un testo. Il linguaggio non è semplicemente una materia umanistica come spesso la si pensa, ma è il nucleo di ciò che siamo. In principio era il verbo, il logos. E il pensiero critico che può avvenire solo tramite un linguaggio complesso è quello che massimamente ci differenzia da ogni altro animale. Fosse per me tornerei con forza all’insegnamento del trivio di medioevale memoria (grammatica, retorica e dialettica) e di certo le matricole universitarie saprebbero il significato di parole come”futile” e “deleterio” che, stando a linguisti del calibro di Arcangeli, ormai non conoscono più…
Parole limitate, pensiero limitato?
Decisamente sì. Per dirla con Heidegger si pensa limitatamente alle parole che si conoscono e se si conoscono solo “bianco” e “nero” ci si perde tutta la possibilità e la variazione di grigi che c’è nel mezzo. L’impoverimento del linguaggio è un problema sociale e politico perché il pensiero si atrofizza e non si riesce più a formulare ed esprimere un pensiero autonomo. 1984 docet.

Scrittrice pluripremiata , saggista, drammaturga, storica, attrice teatrale e tanto altro. Un vulcano di creatività, competenze e ardore artistico. Chi è Giada Trebeschi? Quali sono i suoi progetti futuri?
Competenza e ardore artistico mi piace molto come descrizione, grazie. In effetti, studio continuamente, uno studio a volte matto e disperatissimo, per giocare con Leopardi, ma sempre fatto con passione. Mi occupo di ciò che amo e quindi tendo a farlo spinta da un fuoco interiore. Progetti futuri… ci sono un paio di nuovi romanzi ai quali sto lavorando ambientati nella mia amatissima Sicilia in due periodi molto diversi, il primo a fine ‘600 e in uscita agli inizi del 2022, l’altro ambientato nel periodo postunitario per il quale sto ancora studiando. E poi il teatro. Ancora una volta il teatro è il luogo principe in cui poter essere liberi o quantomeno “più” liberi di fare arte, satira e cultura e dunque è a teatro che tornerò con “Lo spettacolo delle desuete”. La pièce è molto divertente e ironica ma mette sul piatto argomenti importanti nella speranza di far riflettere dietro al sorriso creato dai molti caledoscopici giochi linguistici che ci sono nel testo. Lo spettacolo è scritto a quattro mani con Giorgio Rizzo, uno straordinario poliedrico artista con il quale porto in scena il testo. La prima dovrebbe essere a giugno in un importante festival e poi speriamo si possa dare l’avvio al tour italiano senza ulteriori complicazioni pandemiche. Vi aspettiamo a teatro, dunque!
https://www.facebook.com/watch/larubricadelleparoledesuete/
Ringraziamo Giada Trebeschi per questo contributo, per la disponibilità e per la pazienza che ha avuto con noi.
by SACANDRO