L’EREDITA’ DI EDDIE VAN HALEN

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Come sicuramente tutti voi avrete avuto modo di apprendere nelle scorse settimane, il 6 ottobre di questo controverso 2020, si è concluso il viaggio terreno di uno dei chitarristi più influenti della storia del Rock ed in particolare dell’Heavy Metal: Eddie Van Halen. Nato il 26 gennaio 1955 a Nimega, una cittadina olandese a pochi chilometri dal confine tedesco, si trasferisce a Pasadena, in California, all’età di 7 anni insieme alla sua famiglia. Il suo approccio alla musica inizia in età adolescenziale avvicinandosi al pianoforte e alla batteria che presto verranno sostituiti dallo strumento che si rivelerà poi essere la sua vera vocazione: la chitarra. Insieme a suo fratello Alex inizia ad immergersi nello studio e nella pratica della musica Rock, con particolare interesse per band come Cream, Beatles e Led Zeppelin. Negli anni successivi i due fratelli definiscono i loro ruoli: Eddie alla chitarra e Alex alla batteria. Nel giro di pochi anni formano la band omonima che verrà considerata una delle migliori band nel panorama musicale di Los Angeles nella seconda metà degli anni settanta, ottenendo anche il loro primo contratto con la casa discografica Warner. Tutto quello che avvenne dopo è cosa ben conosciuta dagli intenditori del genere e, anche chi al tempo era più incline ad altri generi musicali emergenti come la disco-music, non ha potuto far a meno di apprezzare capolavori immortali come Panama, Jump e Ain’t Talkin’ ‘Bout Love. In questo articolo vorremmo soffermarci, più che sulla storia della band e i traguardi da essa raggiunti, sulla straordinaria e importante influenza che Eddie Van Halen ha esercitato sulla tecnica di uno strumento come la chitarra elettrica. La sua più celebre innovazione in questo campo è sicuramente la tecnica del Tapping, in cui, detto in maniera molto grossolana e comprensibile per tutti, si pigiano le corde con la mano destra sulla tastiera nello stesso modo in cui si pigiano con le dita della mano sinistra, in maniera alternata, di modo che la sequenza di note suonate risulti estremamente veloce e senza interruzione tra di esse, cosa che mai si era vista fare con simile padronanza e maestria.

Foto di Carl Lender on flickr

Ispirata, come da lui stesso raccontato più volte, dal celebre assolo di Heartbreaker di Jimmy Page dei Led Zeppelin, questa tecnica ha influenzato inevitabilmente tutti i chitarristi venuti dopo di lui, in particolare quelli dediti ai generi Hard Rock ed Heavy Metal, dando il via ad uno stile musicale che ha trovato il suo apice con tutto il filone dei chitarristi “shredder” come Malmsteen, Steve Vai e tanti altri esponenti degli anni ’80 e ’90. Nel mondo della chitarra, e specialmente nel mondo della chitarra elettrica, sovente si possono trovare classifiche di ogni tipo che mettono a confronto e in relazione chitarristi di tutti i tempi tenendo conto dell’influenza esercitata sui loro successori più che della qualità assoluta della loro capacità esecutiva. Se si considera questo, non ci si stupisce affatto di vedere spesso Eddie Van Halen nelle prime 3 posizioni, insieme ad altri innovatori dello strumento come Jimi Hendrix, Eric Clapton e Jimmy Page, solo per citarne alcuni. Il solco tracciato dal chitarrista olandese naturalizzato statunitense è stato profondo e, a nostro avviso, ha anche delineato il confine tra due modi diversi di suonare la chitarra elettrica che, da allora in avanti, ha assunto sonorità marcatamente differenti. Per questo, sopra a tutti gli altri motivi che vanno oltre i gusti personali, Eddie Van Halen è stato e sarà per sempre, un leggendario esponente degli immortali dell’Olimpo della musica Rock.

A cura di Nico Poduti.

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