Da giorni imperversa sulle televisioni e sui social-network la vicenda legata al tentativo di Luis Suarez (calciatore all’epoca in forza al Barcellona) di superare l’esame per l’Attestato di conoscenza della lingua italiana di livello B1. Il superamento del test avrebbe permesso al giocatore uruguaiano di ottenere la cittadinanza italiana allo scopo, sembrerebbe, di passare alla Juventus come cittadino italiano, quindi comunitario. Il tentativo non è andato a buon fine perché l’esame sarebbe stato una farsa organizzata a beneficio di Suarez, che tuttavia non ci pare se ne sia fatto un cruccio, tanto che si è già trasferito all’Atletico Madrid. L’attaccante, famoso per i suoi morsi in campo, uno dei quali rivolto alle carni di un difensore della nostra nazionale in un campionato mondiale, e che ha vestito per anni la maglia dell’Uruguay, sarebbe quindi passato ad essere cittadino italiano. La cittadinanza è cosa seria e non un modo per evitare ostacoli che impediscono maggiori guadagni o vantaggi sportivi. La cittadinanza italiana è la condizione secondo la quale si danno pieni diritti civili e politici a una persona nel nostro Paese. I siti online sono stati sommersi, ovviamente, da indignazione e sfottò tra tifosi, perché di casi relativi all’acquisizione di cittadinanza nel mondo del calcio (e non solo) ce ne sono in gran quantità. Basti pensare a quanti oriundi o naturalizzati abbiano militato e militino nei campionati, grazie al fatto di essersi ricordati di aver qualche parente italiano, magari mai visto e conosciuto, o addirittura nonni italiani della moglie. Di esempi se ne possono fare molti, anche di giocatori o atleti che grazie a questi escamotage sono arrivati a vestire la maglia della nazionale dando lustro all’Italia.

Quando si parla di questi eventi lo si fa con ironia, quasi come se il tutto fosse diventato folclore, ma fermiamoci a riflettere.
Escludendo i nati in Italia da genitori italiani, la cittadinanza si acquisisce in automatico solo in tre casi: per diritto di sangue (se nati da almeno un genitore italiano); per diritto di suolo (se nati da genitori ignoti o apolidi o nel caso di minore abbandonato sul territorio italiano); per adozione (se minore adottato da cittadino italiano). Si può acquisire la cittadinanza su richiesta in caso di matrimonio con italiano/a o per residenza su concessione del Ministero dell’Interno, previo apposita domanda, se in possesso di particolari requisiti che vanno a comporre uno scenario dai molti paletti legislativi. Ora però vi invitiamo, come fatto altre volte, a usare un pizzico di fantasia e seguirci ancora per un po’. Immaginate di avere 23 anni e di essere una campionessa di atletica che ha conquistato per ben 5 volte il titolo italiano di categoria nel “getto del peso”. Immaginate di aver fatto sacrifici immensi che vi hanno portato a essere il migliore, il migliore del vostro Paese, ma di non poterlo rappresentare nel mondo, perché il vostro Paese vi applaude, vi incita, ma non vi riconosce e vi nega di vestire la maglia della nazionale… Vi nega di essere italiani. Insomma, immaginate di essere Danielle Frederique Madam.

All’età di 7 anni, nel 2004, giungete in Italia con vostro fratello e vostra madre, ma siete già orfani di padre; iniziate a frequentare le scuole elementari e poco dopo la mamma è costretta a tornare in Camerun, per cui venite affidati a vostro zio che purtroppo nel 2009 muore. Andate così a vivere in una casa famiglia gestita da suore, presso Pavia, frequentate le scuole medie, le superiori con ottimi voti, per arrivare infine all’università che, per ragioni di età, state ancora frequentando. Nel frattempo…, lo sport, l’atletica, quella passione che vi fa ardere dentro, a cui vi dedicate con impegno come per gli altri aspetti della vita. Uscite dalla comunità, continuate a studiare, prendete in affitto una casa con altre inquiline, per mantenervi lavorate come donna delle pulizie, come baby-sitter nel pomeriggio e in un bar nei weekend. Continuate ad allenarvi, siete forti, così forti da diventare campioni italiani nella vostra categoria per 5 volte.

Parlate italiano (e anche in dialetto), mangiate italiano, bevete, sorridete, guardate italiano, vi sentite e siete italiani. Volete rappresentare il vostro Paese nel mondo e nello sport, ma non potete, perché non avete, e non ottenete, la cittadinanza. Solo per richiederla e aspettare l’iter legislativo previsto dovete essere residenti nel territorio nazionale da almeno dieci anni. Vivete qui da molto più tempo, ma stare in una comunità vuol dire avere un domicilio e non una residenza, quindi fate i conti, e capite che forse il sogno per il quale avete lottato da sempre vi viene negato dalla stessa bandiera che amate e che vorreste innalzare. Una sera tornate a casa, vi sedete sul divano, accendete la televisione e vi raccontano la storia degli esami di Suarez, ora vi chiediamo: onestamente, non vi “incazzereste”?
Noi siamo dalla parte di Danielle e ci auguriamo che la cittadinanza italiana le venga attribuita almeno per meriti sportivi, ma rimane il fatto che, a nostro giudizio, le aspetterebbe di diritto. Cari politici, che dite, sarà ora di mettere mano a leggi che ormai non tengono più conto della realtà?
by SACANDRO