PIAZZE VUOTE, E MENTI…

Le riflessioni di Marco riguardo la situazione attuale dovuta all’emergenza sociale del Covid 19. Altre riflessioni di persone comuni, che ci sentiamo di condividere con voi, le potete trovare sulla nostra pagina dedicata: https://itidealia.com/tag/pensieri-covid/

Leggo molto in questo periodo di reclusione casalinga forzata, ho rispolverato quei libri messi da parte, come avranno fatto in tanti, credo. Quando apro un libro di un buon scrittore del passato è come se mi proiettassi nel futuro. Poi però torno al presente, dal palmare sbircio spesso constatazioni politiche, proclami più o meno velati verso schemi per lo più precostituiti e allora torno e sprofondo nel trapassato remoto della retorica assuefatta totalmente ai costrutti del pensiero unico. Tutto e niente, è incredibile come oggi più che mai non si riesca ad essere “altro” al di fuori di questo nulla virtuale relegato fra 4 mura. Mi sembra incredibile vedere come, nonostante questo momento di difficoltà e disagio, le classi dirigenti non ci provino nemmeno a dire ad esempio che un budget di 12 milioni di euro sia una cifra semplicemente esagerata per 100 posti letto temporanei e provvisori dentro un capannone quando prioritari sarebbero i presidi ospedalieri da dare agli operatori. Mi attanagliano i miei dubbi, spero e faccio scongiuri che non sia mai proprio lì il business a cui bisogna assistere dalle sbarre di questa gabbia casalinga 4.0. Se così fosse, non avremmo capito proprio un bel niente. È deprimente constatare come operatori e medici siano lasciati soli come mai prima d’ora dallo show biz inutile di politici accompagnati da imprenditori ed altri cortigiani. Mi sembra di vivere ai tempi dello stato pontificio nonostante oggi il Pontefice sia l’unico a predicare libertà solidale in estrema solitudine. È tutto tanto assurdo. La TV non mi sento di accenderla quasi mai, non voglio più essere schiavo di un bombardamento di morte, amici, amuchina, Vespa, D’urso e repressione mediatica.

Photo by Scheier .hr on Unsplash

Voglio avere il mio spazio di totale inutilità sociale, proporrei il reddito di asocialità, perché me ne frego di scambiare anche solo qualche opinione con questo tipo di società pronta ad idolatrare sempre la starlette di turno che ti spiega come usare il sapone. Uscito da questa situazione non vorrò MAI più conformarmi ai dictact della paura e della sciatteria al botox. Guardo fuori e osservo invece spuntare una bella primavera, gli uccellini, in questo periodo che l’aria si è ripulita, richiamano un concerto fragoroso fra i rami in ogni alba di sole, anche quando spunta timido, …e mica ce l’hanno il metro di distanza loro. Sono il segno di un tempo che passa, comunque vada, è la dimostrazione che cambiano i colori lo stesso, che i fiori sbocciano ugualmente e la bellezza comunque si riaccende di Rinascita. Vuol dire anche soprattutto che l’uomo non è un Dio e che l’ecosistema è già perfetto di suo. Dovremmo esserci abituati a “rinascere” in questi luoghi, invece vedo sempre più spesso un numero esagerato di persone che continuano imperterrite a viaggiare a senso unico, come se non ci fosse stata una crisi in atto già da tempo, come se non ci fossero stati già due terremoti nel corso di 20 anni. Continuano ad applicare in maniera schematica e dogmatica i propri schemi di pensiero, tutti appresso al potere precostituito di turno. Senza prendere posizione, senza fare domande, senza porsi mai alcun perché… Nessuno che richiami a se il senso di comunità o di collettività. Io in questo periodo invece, me lo chiedo spesso come sarà davvero il domani e mi lasciano molto perplesso le spavalderie locali della classe dirigente che si affretta a dare sempre e solo direttive, senza porsi mai domande, nessun dubbio. Io che… ad ogni “andrà tutto bene”, inizio sempre di più a farmi domande… Tutti compatti dietro ai nostri idoli, vassalli consacrati ricolmi di frasi fatte.

Photo by Judith Prins on Unsplash

Un esercito del “senza se e senza ma” che mette ansia solo a scorrerlo in bacheca. A questi tuttologi vorrei chiedere se hanno mai provato l’ebrezza di fissare un chiodo in una parete senza acciaccarsi le dita. Ma lo dico cosi per dire… Non so voi, ma io noto una completa mancanza di prospettiva per il futuro, nessuna domanda fondamentale su quale sia l’economia possibile di domani, vedo solo l’attesa nella speranza di una sussidiarietà posticcia dopo la catastrofe. Pecore belanti tenute a distanza forzata dal pastore di turno, senza spirito critico, in attesa solo di tornare ad essere di nuovo inutili consumatori di una NATURA che ci sta IMPONENDO DI NON ESSERLO PIÙ, ma evidentemente non lo abbiamo ancora capito. Sinceramente immerso in questi dubbi inizio a pensare che il virus non sia il male peggiore. Buona domenica, le campane suonano lo stesso, …chissà se in piazza ci sarà qualcuno…

Domenica 29 marzo 2020

By Marco, cittadino post terremoto in quarantena.

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Concetta ha detto:

    Anch’io penso che dopo tanto sfruttamento del pianeta e della natura questi ci stiano dicendo che dobbiamo proprio fermarci, cambiare le nostre abitudini, riavvicinarci alla Terra e rispettarla o saremo distrutti. Siamo noi gli artefici di tutto questo, è nostra la responsabilità… bisogna solo prenderne atto

    Piace a 1 persona

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