Dal 1812, nella parte orientale di Fabriano, fuori le mura, c’è uno stabilimento chiamato il Maglio. Fondato da Placido Marcoaldi era inizialmente adibito alla produzione del rame. Decennio dopo decennio il Maglio diviene il secondo polo industriale fabrianese, dopo quello cartaro. Diviene, in altre parole, l’erede della tradizione secolare dei fabbri ferrai fabrianesi, inizialmente ubicati sulle sponde del fiume Giano, nell’attuale piazza del mercato. Come in cartiera, anche al Maglio si matura una forte coscienza operaia, conflittuale, associazionistica e solidaristica. Non dimentichiamo che Fabriano è città di sovversivi: Repubblicani, Anarchici, Socialisti. Per assorbimento azionario, il Maglio passa il 1° gennaio 1936 alla Fiorentini SpA di Roma. L’azienda produce escavatori, betoniere e autogru e dal 1948 anche escavatori per l’URSS a sconto delle riparazioni per danni di guerra.
Il 28 gennaio 1959 la Fiorentini annuncia ottanta licenziamenti tra il personale del Maglio. I fabrianesi sono pronti a mobilitarsi contro il provvedimento, ma la Fiorentini è irremovibile nel procedere ad almeno 50 licenziamenti, senza, peraltro, dare garanzie sull’avvenire del Maglio. Il 26 febbraio, i lavoratori decidono di occupare la fabbrica. Occupazione che prosegue fino al 24 marzo, quando l’autorità giudiziaria emana l’ordine di cessazione della stessa. Cinquanta licenziamenti sono inesorabilmente confermati. Le maestranze della Fiorentini, composte da meccanici specializzati tra tornitori, disegnatori e fresatori, subiscono una dura sconfitta ottenendo solamente irrisorie indennità per coloro che hanno perso il lavoro.


Il 16 dicembre del 1964 la Fiorentini decide la chiusura, senza appello, del Maglio. Il 5 gennaio 1965 i lavoratori della Fiorentini, con il pieno sostegno di tutti i fabrianesi, decidono di occupare nuovamente la struttura. Sollecitato da più parti, il Governo nazionale istituisce presso l’IMI (Istituto Mobiliare Italiano) e un fondo di 100 miliardi di lire per il finanziamento delle piccole e medie industrie manifatturiere. La Fiorentini è una delle prime aziende ammesse ai benefici della legge. Così al Maglio non scatta alcun licenziamento e i lavoratori vengono messi in cassa integrazione, mentre si pone fine all’occupazione.
Nel maggio 1965, però, i tecnici dell’IMI giudicano lo stabilimento di Fabriano idoneo per i soli lavori di bassa carpenteria e come un peso nel complesso generale della “Fiorentini”. Il destino del Maglio è quindi segnato. Dal 31 dicembre 1965, i 200 dipendenti, scaduta la cassa integrazione, si ritrovano licenziati: scompare una classe di operai urbani tra le più forti, le più coscienti, le più conflittuali delle Marche.
By STEFANO “VONTE” GATTI
