BLACK FRIDAY: SCONTATO SI, MA A CHE PREZZO?

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Come la tradizione (statunitense) vuole, anche quest’anno sta per arrivare il Black Friday. Tutto cominciò più di novanta anni fa, quando il venerdì dopo il Giorno del Ringraziamento, il negozio Macy’s decise di avviare una giornata ricca di sconti per dare inizio allo shopping pre-natalizio. Oggi questa giornata “nera” è attesa in quasi tutto il mondo, fortemente anche in Europa, e con il consumismo che ormai regna sovrano, da una giornata siamo passati ad una settimana di sconti rivolti a compere spietate. Tutto questo appare anche molto semplificato dall’e-commerce, complice la vita frenetica prima e la pandemia con le sue restrizioni poi, che ci permettono con un solo click di comprare ciò che vogliamo, ma soprattutto quando vogliamo. Molti prezzi sono ribassati, si, ma il prezzo che pagheremo in termini di inquinamento sarà altissimo, quest’anno raggiungerà livelli mai visti e lo scopriamo grazie ad uno studio del Regno Unito, precisamente del sito money.co.uk. Il primo dato che colpisce è legato alla bassissima consapevolezza dei consumatori su questo problema: l’indagine mette in evidenza che solo uno su dieci è a conoscenza di quanto l’ambiente sarà colpito in questa nera (ed è proprio il termine più azzeccato) settimana, e che quindi considera l’esigenza di ridurre le emissioni. Solo nel Regno Unito, ci sarà un aumento pari al 14% in più rispetto al 2019 di emissioni di CO2, che saranno superiori alle 429 mila tonnellate: per farci capire meglio gli studiosi ci hanno fatto un esempio molto chiaro, ovvero sono l’equivalente di 435 voli andata e ritorno da Londra a New York.

Foto di Linus Schütz da Pixabay

La ricerca ci dice anche che l’età è fondamentale nello shopping ecologico: i giovani tra i 16 e i 24 anni hanno il doppio delle probabilità di scegliere una consegna a bassa emissione di CO2 rispetto alla fascia d’età 55+. Ad aggravare la situazione c’è anche l’aspettativa di avere le consegne nel minor tempo possibile, addirittura in giornata: questo impone, ad esempio, alle aziende di trasporto di incrementare i veicoli in circolazione. Un altro studio interessante, pubblicato nel 2017 da Brian & Company, spiegava che l’e-commerce si rivela molto più inquinante del commercio tradizionale per tre motivi: tendenza ad ordinare piccole quantità per volta; ordini multipli della stessa tipologia di prodotto che richiedono più viaggi; aumento dei costi in termini di imballaggi. In Italia, ad esempio, l’e-commerce consuma mediamente il 35% di tutta la plastica prodotta nel nostro paese. A questo si aggiunge il trasporto su gomma, l’inquinamento dei mezzi necessari per la consegna, la congestione del traffico nelle città con aumento del tempo di percorrenza…una reazione a catena quindi, moltiplicata per milioni di click. È ovvio che in tutto si può migliorare, si potrebbero usare mezzi di trasporto a minore impatto, si potrebbero ottimizzare le consegne, si potrebbero utilizzare imballaggi riciclabili o comunque limitarne l’uso allo stretto necessario, si potrebbero accorpare gli ordini, si potrebbero preferire i negozi e fare anche una bella passeggiata.

Foto di Ashkan Forouzani on Unsplash

Visto il periodo storico, mai come quest’anno sarebbe il caso di scegliere produttori locali, piccole botteghe, artigiani…insomma optare per il Km 0, per il “made in Italy”, per sostenere chi lavora con passione e tanti, troppi sacrifici. Molte sono le attività che possono rendere la situazione meno agghiacciante, ma la nostra preferita rimane la consapevolezza. Solo quando ognuno di noi riuscirà a pensare che ad ogni scelta segue una conseguenza, guidati poi dalla morale, il miglioramento verrà da sé.

by BARZ

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