“ANARCHICI A FABRIANO – DALL’UNITA’ ALLA LIBERAZIONE”

Sabato 1 giugno, presso la Biblioteca Multimediale “Romualdo Sassi” di Fabriano, la nostra associazione ha avuto l’onore e il piacere di presentare il libro “Anarchici a Fabriano – Dall’Unità alla Liberazione” di Stefano Gatti, docente e storico locale, già autore di diversi pregevoli testi. L’iniziativa, organizzata dalla Casa Editrice “Il Formichiere” e patrocinata dal Comune di Fabriano, ha visto la presenza di un folto e interessato pubblico.

Dopo l’introduzione di Sandro Carucci (Presidente Itidealia) sono intervenuti, oltre allo stesso Stefano Gatti: Lilith Verdini, docente, ricercatrice e scrittrice, che ha in uscita il suo nuovo libro su Luigi Fabbri, grande anarchico fabrianese, e il Prof. Roberto Giulianelli, uno dei più importanti storici italiani che ha, tra le altre cose, collaborato al “Dizionario biografico degli anarchici italiani”, e che attualmente lavora presso l’Università Politecnica delle Marche.

Stefano Gatti: “Gli anarchici, i repubblicani, i socialisti sono i protagonisti, con le loro lotte, con i loro giornali, con le loro cooperative, della vita sociale, politica, sindacale di quella che io definisco l’“altra Fabriano”. Una Fabriano solidale, operaia, cartara, rivoluzionaria, sovversiva per dirla con il linguaggio di allora. Una Fabriano che chiaramente non c’è più e di cui è anche difficile ritrovare le tracce perché nel 1951 perde al cospetto della Democrazia Cristiana di Aristide Merloni. Il 1951 è un anno di svolta per Fabriano perché le elezioni comunali vinte da Aristide (che poi diventa sindaco) rappresentano molto di più di una vittoria elettorale. Si tratta del trionfo del “modello Merloni”, si tratta di una vera e propria rivoluzione che cambia radicalmente Fabriano, che da quel momento è la “Merloni Stadt” di cui hanno tanto scritto i sociologi tedeschi. Una rivoluzione quella merloniana che parte dalle campagne, da Albacina, una delle tante frazioni rurali: la città, per dirla con Corrado Barberis, sarà governata dalla campagna (e sostanzialmente ancora oggi lo è).

La “subcultura rossa” rimarrà confinata nel centro cittadino, nelle classi operaie urbane, in primis tra i cartari. La chiusura definitiva nel 1965 dello stabilimento del Maglio e la conseguente dissoluzione della classe operaia (metalmeccanica e conflittuale) della Fiorentini sono, a mio avviso, l’epilogo dell’“altra Fabriano”, capace di essere, a livello nazionale, il centro più importante della settimana rossa del 1914 ed in cui i partiti proletari vincevano le elezioni comunali già nel 1910. A conferma di questa mia tesi ci sono anche lo spostamento di due dirimenti forze politiche dell’“altra Fabriano” verso l’alleanza subalterna con la DC dei Merloni (mi riferisco al Partito Socialista Italiano e al Partito Repubblicano Italiano) e la scomparsa dell’Anarchia: l’ultimo militante anarchico fabrianese è Attilio Franca.

In questo libro sono stati biografati nove anarchici: Napoleone Papini, Cesare Stazi, Luigi Fabbri, Giuseppe Vedova, Rubens Vedova, Comunardo Vedova, Cafiero Vedova, Domenico Vedova, Attilio Franca, due dei quali (Cafiero e Domenico) diventeranno repubblicani. Ma sono molti altri gli anarchici fabrianesi, forse meno noti, che meritano di essere biografati per ricostruire esaustivamente uno spaccato importante di storia della città della carta.”

Introduzione di Sandro Carucci e Lilith Verdini

By ITIDEALIA

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