Negli ultimi mesi, i social sono stati invasi da immagini fiabesche: visi familiari trasformati in personaggi degni di un film dello Studio Ghibli. Occhi grandi, sfondi incantati, colori pastello. Ma perché questa improvvisa moda del filtro in stile Ghibli ha conquistato il web? E se dietro ci fosse una strategia ben più profonda: farci prendere confidenza con l’Intelligenza Artificiale (AI)?
UN FILTRO APPARENTEMENTE INNOCUO … MA ESTREMAMENTE EFFICACE
Il filtro “Ghibli Style” – disponibile su app e strumenti AI generativi – permette di trasformare la propria immagine in pochi secondi, restituendo un ritratto animato dallo stile nostalgico e sognante, ispirato ai film di Hayao Miyazaki. L’effetto è immediatamente virale: condividere la propria versione “anime” diventa un trend irresistibile. Ma oltre al fascino estetico, c’è qualcosa di più: la semplicità con cui si utilizza il filtro rende l’AI accessibile, giocosa, accattivante. Non più uno strumento tecnico e distante, ma un gioco creativo alla portata di tutti.
L’AI ENTRA NELLE NOSTRE VITE… CON DELICATEZZA
Sfruttare la potenza del machine learning per generare immagini personalizzate in stile Ghibli non è solo una trovata simpatica: è anche un’operazione di marketing comportamentale. Ci stiamo lentamente abituando ad affidare la nostra immagine – e i nostri dati – agli strumenti di AI generativa. E lo facciamo con leggerezza, spinti dal desiderio di partecipare a un trend. È una strategia soft ma efficace: umanizzare l’AI attraverso l’estetica dell’infanzia e della meraviglia, veicolata dai riferimenti visivi dello Studio Ghibli, serve a far superare il timore verso uno strumento che, di fatto, sta rivoluzionando ogni settore – dalla grafica al copywriting, dalla medicina alla didattica.
FAMILIARITÀ PRIMA, FIDUCIA POI
Creare familiarità con l’Intelligenza Artificiale è il primo passo per renderla parte integrante della quotidianità. Oggi la usiamo per creare immagini simpatiche; domani potremmo affidarci a lei per scrivere testi, creare siti web, generare musica, montare video, organizzare viaggi o sviluppare progetti professionali. Il filtro Ghibli, insomma, è una porta d’ingresso affascinante e strategica: ci seduce con la bellezza e ci accompagna verso una nuova era in cui la creatività e la tecnologia si fondono, spesso senza che ce ne accorgiamo.

ATTENZIONE: la meraviglia non deve farci abbassare la guardia!
Tuttavia, dietro la bellezza delle immagini e la facilità d’uso, è fondamentale non dimenticare un aspetto cruciale: i dati che forniamo. Quando carichiamo una nostra foto per trasformarla in stile Ghibli, stiamo offrendo la nostra immagine, i nostri tratti somatici, spesso anche altri metadati a piattaforme alimentate da Intelligenza Artificiale. E non sempre è chiaro come questi dati vengano archiviati, usati o condivisi. Questa moda, così dolce e apparentemente innocua, normalizza il gesto di cedere informazioni sensibili in cambio di un contenuto accattivante. È importante quindi mantenere uno sguardo critico, leggere le policy, chiedersi sempre chi c’è dietro lo strumento che stiamo utilizzando.
La tecnologia è uno strumento potente, e proprio per questo deve essere utilizzata con consapevolezza. Lasciamoci incantare, sì, ma senza mai perdere lucidità. Perché ogni filtro è anche un piccolo test: fino a che punto siamo disposti a barattare privacy per bellezza? dati per intrattenimento?
Anche Norton, marchio di sicurezza digitale del gruppo Gen™, ha diffuso un avvertimento pubblico circa i rischi legati alla privacy: https://www.orizzontescuola.it/creare-immagini-con-chatgpt-in-stile-ghibli-norton-togliete-le-scuole-dagli-sfondi-o-vi-individueranno-di-cosa-si-tratta-e-quali-sono-i-rischi-per-la-privacy/
By Francesca Pontani, esperta comunicazione digitale
instagram: @francesca.pontani
