Ci capita spesso di sentire i sostenitori della Presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, utilizzare convintamente slogan del tipo: “Giorgia è una di noi!”, come se lei agisse, non solo in rappresentanza degli stessi, ma come espressione di un corpo unico. E allora, se questi sono i termini, in Itidealia possiamo affermare che Giorgia non è affatto una di noi. Come non lo sono gli altri leader (leader per modo di dire) delle altre forze politiche, presenti nel deludente cosmo dei politicanti italiani e non solo. Tuttavia, osservando da tempo, e con attenzione, l’attività della Meloni nel nostro bel Paese e al di fuori di esso, non riusciamo a comprendere ancora bene cosa spinge una certa quantità di italiani a pensare che Giorgia sia una di loro. Quindi ci sentiamo di chiedere, senza alcun intento provocatorio, a questa frotta di nostri connazionali: “Quand’è che considerate la Presidentessa una di voi?”
Giorgia è una di voi quando, prima delle elezioni, afferma che dovrebbero essere tolte le commissioni bancarie, oppure quando, da poco eletta, dice che non si può fare perché sarebbe anticostituzionale?
Giorgia è una di voi quando urla vigorosamente di essere una mamma, oppure quando definisce una scelta equilibrata quella di astenersi in votazione all’ONU per un “cessate il fuoco” a Gaza che, se applicato, avrebbe potuto salvare la vita di migliaia di bambini ed evitato ad altri di rimanere orfani?
Giorgia è una di voi quando, prima di andare al Governo, dice che le accise sulla benzina sono una vergogna e che pretende che siano abolite, oppure quando, salita al potere, dice che il mondo intorno a noi è cambiato e ora non si può, perché si deve fare i conti con la realtà con la quale ci si misura? Ed è una di voi quando afferma: “io non ho promesso in questa campagna elettorale che avrei tagliato le accise”, oppure quando leggete sul programma elettorale “automatica riduzione di iva e accise” sui carburanti?
Giorgia è una di voi quando promette di favorire il rientro di italiani altamente specializzati dall’estero, oppure quando approva un decreto che, pur chiamandosi “Rientro dei cervelli”, ne riduce le agevolazioni fiscali rispetto a quelle in atto precedentemente?
Giorgia è una di voi quando parla di riduzione delle liste di attesa nella sanità pubblica, oppure quando, di fatto e nonostante gli slogan, interviene sulle attività intramoenia facilitando quelle extramoenia a vantaggio dei centri privati? Ed è una di voi quando dice di volere una sanità pubblica più solida e accessibile, oppure quando vuol mettere in piedi nuovi carrozzoni facendo entrare le strutture private nel circuito dei CUP per le prenotazioni, così da rendere meno visibile il continuo smantellamento dei servizi pubblici?
Giorgia è una di voi quando afferma di non essere ricattabile da nessuno, oppure quando fa riportare a casa sua, in Libia, un ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità tra cui uccisioni, torture e stupri, con tanto di volo di Stato, per non turbare i rapporti con una certa Libia?
Giorgia è una di voi quando attesta orgogliosamente di essere una donna, oppure quando il suo partito vota al Parlamento Europeo contro la direttiva sulla parità salariale?
Potremmo continuare a farvi domande come queste per lungo tempo, tornando alla sanità pubblica, passando per la scuola, l’ambiente, la politica estera, la deriva autoritaria, ecc…, ma ci fermiamo qua, perché il nostro intento non è quello di aumentare le divisioni tra gli italiani. Abbiamo una classe politica che fa rimpiangere quella della Prima Repubblica, il che è tutto un dire. Dirigenti di partito e figure istituzionali che hanno acquisito, e continuano ad acquisire, consenso (quindi potere) grazie alla capacità di creare slogan fuorvianti; di mentire creando le condizioni per ritrattare nei mesi successivi; di sembrare rivoluzionari quando “comandano gli altri”, salvo poi giustificare le stesse scelte, perché responsabili o necessarie, quando a comandare sono loro. Un continuo inganno che fa leva sui malumori di un popolo lasciato senza ideali politici di riferimento, che cade nella trappola della tifoseria politica a sostegno di chi è più bravo ad assecondare i mal di pancia anziché far ragionare i cervelli. A nostro giudizio, Giorgia Meloni è soltanto quella diventata più brava a farlo. Ha battuto tutti, da Renzi a Grillo, asfaltando perfino il suo alleato Salvini. Pensate all’utilizzo che viene fatto dei personaggi del passato a proprio uso e consumo, quando serve, per legittimare scelte e posizioni che sono, a volte, ben lontane dalla loro storia. Pensate all’applauso scrosciante che arriva dalla piazza ogni volta che Giorgia nomina Borsellino, anche se totalmente fuori dal contesto, oppure quando si parla a sproposito del “Piano Mattei”, mentre le nostre politiche sull’energia, ad oggi, sono dettate dagli Stati Uniti. D’altronde il PD, da anni, utilizza con stessi fini il nome di Berlinguer pur rinnegando il comunismo, per non parlare di Che Guevara, buono per le magliette da indossare agli eventi dei giovani democratici, purché poi ci si appiattisca sulle posizioni dei democratici USA, dimenticando Cuba, l’embargo e tutto il resto.
Allora cosa facciamo? Allora dobbiamo ribellarci e per prima cosa dobbiamo capire che nessuno di loro può essere uno di noi, perché indirettamente sarebbe come attestare che noi siamo come loro. Ripristinare la volontà di una visione critica, che ci consenta di analizzare i fatti, senza condizionamenti di parte e senza lasciarci trasportare dalla corrente. Scegliere quale Paese vogliamo e lottare per esso. Pretendere una classe politica che non utilizzi continuamente l’inganno per arrivare dove vuole. E se ora non c’è, dobbiamo costruirla, impossessandoci insieme e democraticamente delle istituzioni, facendole tornare al servizio del bene comune e non degli interessi di pochi.
Foto in evidenza di Element5 Digital su Unsplash
By SACANDRO
