Innanzitutto bisogna individuare 4 elementi principali che compongono la parte centrale di questo intricato mosaico: Hamas, il Governo Israeliano, il popolo palestinese e il popolo ebraico. Questi sono soggetti ben distinti fra loro, ma generare confusione riguardo alle diverse individualità sembra essere diventato il miglior espediente per poter sostenere le tesi più improbabili e una posizione filo sionista inaccettabile da parte nostra.
PREMESSA: Definiamo chi commette atti terroristici, un terrorista, quindi Hamas è un gruppo terroristico. Definiamo chi commette crimini, un criminale, quindi Netanyahu e il suo governo sono un gruppo di criminali, non solo per i “crimini di guerra” commessi dopo il 7 ottobre, ma per quelli che da anni commettono in violazione dei diritti umani e delle leggi internazionali. Per questo motivo crediamo che entrambe le formazioni debbano essere condannate parimenti. Il popolo ebraico e quello palestinese hanno dimostrato nella storia di poter vivere pacificamente, ma sembra che questa volontà, in quelle terre sacre e maledette, si sia in gran parte persa in un odio profondo. Cos’è accaduto? Semplice: qualcuno è stato bravo a soffiare sulla fiamma della rabbia dovuta al dolore; dolore che egli stesso ha causato.
HAMAS E IL MOVIMENTO SIONISTA: In questi giorni viene ripetuto continuamente, nei programmi televisivi, che nello statuto di Hamas si dichiara apertamente la volontà di distruggere lo Stato d’Israele. Non sappiamo se l’attuale governo israeliano abbia scritto da qualche parte simili intendimenti riguardo alle terre palestinesi, ma di certo quello che fortunatamente non sta riuscendo ad Hamas, sembra ben riuscire a Netanyahu a parti inverse. Non solo a Netanyahu, ma a tutti quei governi d’ispirazione sionista che sono giunti al potere nella storia di Israele. Basta guardare il modificarsi della mappa geopolitica dal 1947 ad oggi, per capire che la terra palestinese sta sparendo, fagocitata da coloni ed esercito israeliani. Il Movimento Sionista si palesò al Congresso di Basilea nel 1897, con l’obiettivo di creare uno Stato ebraico, e la scelta del luogo ricadde presto sulla terra abitata dai palestinesi. Semplificare il tutto con una frase è davvero troppo riduttivo e ingiusto. L’argomento andrebbe sviluppato con grande attenzione e ci ripromettiamo di farlo separatamente da questo documento, perché farlo ora distoglierebbe lo sguardo troppo a lungo dalla situazione attuale. Ciò che possiamo e dobbiamo dire ora, è che il pensiero sionista, nel tempo, ha assunto un carattere sempre più nazionalista, volto ad allargare i confini israeliani a discapito della popolazione araba palestinese. La fondazione di Hamas (Movimento di Resistenza Islamica) è molto più recente ed avviene nel 1987 (è singolare come le cifre del numero siano corrispondenti a quelle del Congresso di Basilea), allo scopo di liberare la Palestina dalla presenza israeliana per costruire uno Stato islamico. E’ innegabile che lo sviluppo di Hamas ha avuto una funzione, sia essa volontaria o involontaria, anti-OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Non a caso Hamas, nel 1993, anno degli “Accordi di Oslo” tra il leader OLP Yasser Arafat e il Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin, iniziò a dar luogo ad attentati suicidi condannando gli accordi e il riconoscimento reciproco tra l’OLP e Israele. Accordi e riconoscimento che costituivano una vera e propria svolta verso una soluzione pacifica dei contrasti vigenti. Hamas con i suoi atti terroristici ha quindi minato il processo di pace a cui era avversa anche la destra sionista israeliana che si opponeva alla politica del Partito Laburista di Rabin. Rabin e Arafat vennero insigniti del Premio Nobel per la Pace, ma Rabin venne ucciso nel 1995 da un esponente della destra estrema israeliana dopo un comizio il cui motto era “Si alla pace, no alla violenza”. Gli attacchi suicidi continuarono a seminar terrore in Israele, e anche se questi non avevano nulla a che fare con l’Autorità Nazionale Palestinese guidata da Arafat, il nuovo Primo Ministro israeliano trovò motivazione per bloccare gli Accordi di Oslo e la formazione di uno Stato Palestinese. Il nuovo Primo Ministro era, guarda caso, proprio Benjamin Netanyahu. Fine del sogno di pace! Col passare degli anni, Hamas e Governi sionisti, hanno rappresentato l’uno la fortuna politica dell’altro in termini di consenso, come un gatto che si morde la coda. Più Israele esercitava violenze e soprusi ai danni dei palestinesi, più Hamas ne traeva forza a discapito dei tentativi diplomatici delle forze moderate. Più Hamas dava luogo a rappresaglie violente ai danni degli israeliani, più la politica di spietata e sproporzionata repressione adottata dai governi israeliani trovava giustificazione. E così via…, fino ad oggi. A nostro giudizio il popolo ebraico e quello palestinese sono caduti nel baratro di questo orribile “gioco”, che tuttavia ha punito con conseguenze enormemente più gravi quest’ultimi in termini di vite perse e condizioni di vita al limite della sopravvivenza. E’ assolutamente necessario che la Comunità Internazionale, ponga un freno ai gruppi terroristici islamici, tanto quanto alle politiche sioniste del Governo Netanyahu a pieno titolo corresponsabile, e causa principale, del dramma che si sta vivendo. Oltre la lettura storica, nulla, NULLA, può giustificare i 16 anni di martirio imposti da Israele agli abitanti della Striscia di Gaza e la mattanza di bambini innocenti che non è frutto di un “effetto collaterale”, ma di un efferato crimine contro l’umanità.
LA SOLUZIONE: La soluzione politica di due Stati per due popoli ci sembra l’unica possibile, ed ecco perché non possiamo sostenere le ragioni e l’operato di Hamas, come le ragioni e l’operato dei governi israeliani sionisti. Quasi tutti i membri delle Nazioni Unite appoggiano questa soluzione e anche l’Italia, gli Stati Uniti e i Paesi cosiddetti occidentali si professano su questa posizione. Quest’ultimi, allora, perché continuano a sostenere le politiche israeliane assolutamente contrarie nei fatti a questa soluzione e a non intervenire con tutti i mezzi necessari contro la continua colonizzazione illegale dei territori palestinesi? Colonizzazione che avviene sistematicamente con la violenza, con arresti arbitrari, con l’uccisione di donne e bambini, con espropri forzati. Dove sono le sanzioni? Come si concretizza l’azione di condanna dell’ONU? A nostro parere sarà impossibile parlare di Pace vera e duratura nella regione, finché la Comunità Internazionale non deciderà di porre fine all’occupazione illegale dei territori palestinesi da parte di Israele, arrivando a smantellarne la presenza coloniale, per poi tornare alle intenzioni configurate negli “Accordi di Oslo”.
ITIDEALIA, 19 novembre 2023
Foto in evidenza di hosny salah da Pixabay
