IL VIOLINO, LO STRUMENTO DELL’ANIMA (incontro con Martina Palmieri)

Un suono, vibrante e intenso, si diffonde per le stanze, varca le porte, si tuffa dalle finestre e riempie l’aria fin dove può arrivare. Un suono trasparente che ci avvolge, ci inebria. Lei è concentrata nel movimento sinuoso che la sua mano fa compiere all’archetto mentre, con le dita dell’altra, saltella tra le note e sulle corde. Davanti a noi non c’è una navigata professionista ben conscia del proprio talento e sicura dell’alto compendio. Davanti a noi c’è una giovane donna, che armata della sua passione per la musica, ci porta dentro le emozioni a cavallo di un violino. Finita l’esibizione, irriverenti, le porgiamo scomode domande.

Tu sei Martina Palmieri, ma chi è Martina Palmieri? Di preciso non lo so…conoscersi è un processo senza fine ed in continuo divenire quindi faccio fatica a definirmi in maniera sintetica e veritiera. Posso dire che ad oggi sono una giovane donna, moglie e madre di uno splendido bimbo dagli occhi blu, che lavora in ambito sanitario esercitando una professione che ama. Mi definirei sicuramente una persona fortunata e ricca della vicinanza della propria famiglia, degli amici e delle proprie passioni che nell’infanzia e nell’adolescenza ho coltivato con dedizione ed impegno, e che oggi ritrovo essere parte di me, un rifugio unico ed intimo nei momenti in cui ne sento il bisogno.

Come ti sei avvicinata alla musica? Mio fratello suonava la chitarra ed ascoltava tutto il giorno musica in casa, passando dai Pink Floyd a Pat Metheny; mia madre adorava Mina ed io cantavo sopra tutti i suoi brani tenendo in mano una spazzola o una candela come fossero un microfono…ero molto piccola, ma la musica già mi piaceva, mi credevo molto intonata e con un bell’orecchio, quindi i miei decisero di mettere a frutto questa passione acerba iscrivendomi ad un corso strumentale.

Perché proprio il violino? La scelta del violino è stata…brutto a dirlo…dovuta al caso. Io volevo suonare la batteria! In casa ci fu una lunga contrattazione interna fino a giungere al compromesso familiare sull’individuazione del pianoforte come strumento a me destinato. Il fato volle che la classe di pianoforte fosse già piena e quindi mi iscrissi a quella di violino, anche attratta dalla mia futura insegnante, uno strano ed intrigante personaggio che vidi in quella stanzetta con porta a vetri con un violino in mano, una sigaretta in bocca, due grosse labbra rosse e una folta chioma di capelli neri raccolti con una matita.

Il violino è davvero lo “strumento dell’anima”? Io credo di sì. La cassa armonica emette vibrazioni che sembrano provenire dal tuo interno proprio grazie ad un cilindretto di abete che si chiama anima, adattato all’interno dello strumento. L’abbraccio fisico del violino lo rende un prolungamento del corpo del musicista che tramite lo strusciare dei crini di cavallo sulle corde trasforma un’idea, un sentimento e un’emozione in suono, sfruttando le armonie e i colori musicali, passando dal piano al forte tramite i crescendo, i diminuendo, i vibrati e gli armonici. Il repertorio violinistico è immenso e ognuno trova poi la sua strada e la sua massima espressione nel genere che più ama spaziando dalla classica al jazz, dal folk al rock.

Per una donna lavoratrice e mamma, quanto è difficile coltivare una passione come la tua e mantenere un livello tale da potersi esibire stupendamente come fai tu? Il violino richiede uno studio quotidiano importante perché di estrema complessità tecnica ed espressiva. Non ci si dimentica mai come si suona il violino, così come l’andare in bicicletta, ma suonarlo bene è cosa ben diversa. Nel mio caso coltivare una passione del genere è impegnativo e richiede del tempo che momentaneamente non ho. Credo che ad un certo punto della propria vita bisogna fare delle scelte o proseguendo nello studio meticoloso per essere un musicista professionista o decidendo onestamente e serenamente di considerarsi un dilettante.

Che consiglio dai a chi si innamora del violino e ai suoi genitori, qualora si trattasse di un bambino? Servono una grande passione ed una grande pazienza, perché il violino non emette suoni gradevoli in maniera immediata; a differenza, ad esempio, di un pianoforte che, allo schiacciare di un tasto, produce di per sé un bel suono, per il violino servono anni prima di ottenere qualcosa di armonioso e apprendere una tecnica di buon livello. Quindi il mio consiglio è quello di spronare allo studio del violino un bambino che dimostri interesse e curiosità per questo strumento offrendo sostegno nei momenti in cui la passione, a causa dell’enorme impegno richiesto, dovesse iniziare a vacillare.

Ringraziamo Martina Palmieri per la disponibilità e la pazienza.

By SACANDRO

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